Le perfette e prolungate condizioni di innevamento della stagione sciistica etnea trascorsa hanno permesso di collaudare le effettive potenzialità del nostro vulcano. Il risultato è che il vulcano offre molto, anzi moltissimo. Basta guardare le immagini della nostra fotogallery o il nostro video per rendersi conto di avere un patrimonio di inestimabile valore naturalistico, paesaggistico e dunque con un potenziale turistico enorme per 365 giorni l'anno. Ma come procede la ricostruzione delle due stazioni etnee e che prospettive riserva l'immediato futuro? Ecco la situazione: a Linguaglossa - Etna Nord è scaduta la "vita tecnica" trentennale dei due skilift Monte Conca e Anfiteatro. Dunque questi dovrebbero essere smatellati e sostituiti con altri impianti. Ma ancora, a causa di alcune controversie legali protrattesi tra i gestori e l'amministrazione locale, non sono stati appaltati progetti e ciò non fa ben sperare per degli interventi a breve termine. Attualmente l'unico impianto che è stato appaltato e che - il condizionale è d'obbligo - dovrebbe entrare a regime la prossima stagione è la seggiovia che sostituirà gli skilift Baby e Tanaurpi danneggiati dalla lava. Da rilevare comunque che questo nuovo impianto servirà due piste destinate ai principianti e fa soltanto guardare dal basso l'impianto Coccinelle, danneggiato in modo molto lieve dall'eruzione, ma che fino ad oggi resta ancora inservibile e il cui destino è ancora incerto e, comei suoi "colleghi", da appaltare. Rimangono comunque alcuni nodi di difficile comprensione e che ad oggi non hanno trovato a nostro parere una spiegazione plausibile per una stazione che dovrebbe puntare non solo ad una ricostruzione ma ad un rilancio: La Stel, società che gestisce gli impianti, aveva proposto un progetto di rimmodernamento delle strutture turistiche ma che per motivi che non conosciamo non è stato approvato nelle sedi preposte. In sostanza la Stel ha proposto un progetto con seggiovie in sostituzione dei due impianti "pensionati", in modo da poter consentire l'accesso ai turisti anche nella stagione calda alle zone sommitali in virtù di rendere fruibile e redditizio il versante non solo agli sciatori. Ma tale lungimirante e produttiva idea, sembra non sia stata vagliata (per usare un eufemismo...). Progetti futuri a parte, le persone da noi interpellate ad oggi, rilevano lo scarso livello di servizi ricettivi (un solo ristorante è poco), l'assenza di rifugi ove poter fare una pausa o trovare riparo in caso di maltemo e i soliti problemi legati alla viabilità (spesso in crisi in presenza di ghiaccio e neve con strade bloccate e pericolose). Per quanto concerne il versante di Nicolosi-Etna Sud, si rileva la consolidata ripresa delle attività escursionistiche durante i mesi estivi, vero fulcro della stazione. Gli sciatori hanno fino ad ora potuto sfruttare solo la cabinovia, ma non gli impianti di risalita ristrutturati dopo l'eruzione, ovvero la seggiovia Monti Silvestri e lo skilift Omino. Invero era stata annunciata l'apertura di questi impianti entro la stagione trascorsa, ma gli sciatori hanno solo potuto "ammirare" i nuovi impianti. L'omologazione delle piste dovrebbe comunque avvenire a breve e sarebbe assurdo un perdurare del fermo di queste strutture. Sembra inoltre si debbano avviare i lavori per il recupero del 3° e 4° skilift (danneggiato solo parzialmente). Dal canto nostro rileviamo che proprio il 4° impianto (Montagnola) dovrebbe costituire una priorità per il rilancio della stazione nicolosita visto anche che fino all'ultimo nostro sopralluogo (6 Maggio '06) era ricoperto da svariati metri di neve sciabile, e che da sempre presenta condizioni molto favorevoli per gli sport invernali (quota 2500-2680 s.l.m)- Facendo il punto della situazione complessivo si evince dunque una situazione in cui certezze per il futuro non ve ne sono. Speriamo invero che i fatti ci diano torto e che le amministrazioni e le società dimostrino concreti segnali di crescita smentendo delle previsioni che a nostro parere non sono pessimistiche, ma realistiche e fondate su ciò che si è visto fino ad oggi in ormai 4 anni dalle eventi eruttivi. E il tanto discusso Terzo polo? Certo fa riflettere che queste località essendo - per loro fortuna - preesistenti all'istituzione del Parco dell'Etna (1987), costituiscono le uniche 2 zone C all'interno dell'area protetta del parco (destinate ad uno sviluppo turistico con possibilità di realizzare relative strutture, almeno sulla carta...) ma sembrano quasi non voler sfruttare tale opportunità di sviluppo coem si dovrebbe, ed invece vi siano versanti come quello nord ovest etneo dove, con grandissimo consenso popolare si vorrebbe investire tanto nel turismo estivo-invernale, attraverso la realizzazione oculata di opere (da sottoporre a valutazione di impatto ambientale e relative norme - L.394/91) che valorizzino e rendino fruibile il territorio. A cosa serve infatti imbalsamare la natura se non può essere fruita da nessuno? Forse il "Pianeta Etna" dovrebbe muoversi seguendo i dettami della nuova concezione di turismo sostenibile: diversificazione e promozione di svariate attività (invernali ed estive) e miglioramento della qualità dei servizi informativi, ricettivi e d'accoglienza. Come detto sopra, l'Etna offre molto, anzi moltissimo... ma imbalsamando il territorio del parco, così come è avvenuto dalla sua nascita, appare difficile creare - e difatti non si è mai creato - un indotto di sviluppo turistico-economico.
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