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All'interno del Parco dell'Etna vi sono dei rifugi, ristrutturazioni di vecchi casolari rurali o realizzati ex-novo dalla forestale. Fu appunto il Corpo Forestale siciliano che si impegnò intorno agli '50-60 di creare un carosello di rifugi adibiti a depositi e casermette (oggi alcuni di questi sono bivacchi) intorno al vulcano. All'epoca non c'era il Parco Regionale dell'Etna e se fosse esistito, data la politica di "conservazione" (volendo usare un eufemismo...) che contraddistingue l'ente, restio a concessioni anche dove lo statuto lo prevederebbe, probabilmente questi rifugi, realizzati con materiali caratteristici del territorio e che dunque si integrano con l'ambiente circostante, non avrebbero mai visto la luce. Oggi però queste strutture ricadono all'interno del territorio del Parco ( varie sorgono in prossimità della pista altomontana dell'Etna, come il rifugio Galvarina in foto) e sono tra le più utilizzate dai visitatori che percorrono il bellissimo giro dell'Etna a piedi e in Mountain Bike. In molti altri parchi questo tipo di rifugi sono spesso gestiti come piccole strutture ricettive e comunque preservati da eventuali (ma rari) atti di vandalismo, poiché questi rappresentano un valore aggiunto al territorio agli occhi dei visitatori oltre che una fonte di reddito. Il rifugio etneo denominato Galvarina, sito in una zona A (riserva integrale!) del Parco dell'Etna sembra invece la dimostrazione lampante di come in questa zona della Sicilia (tra le più belle) sia possibile riscontrare grandi atti di inciviltà da parte di alcuni maleducati personaggi e dell'assenza di controllo da parte delle istituzioni. Basta osservare la fotogallery allegata per rendersi conto che un rifugio con le mura imbrattate sono un biglietto da visita assolutamente inopportuno per un parco e per un'area protetta. Che conclusioni trarre? E' un dato di fatto che l'inciviltà è un aspetto che trova fondamento nella mancanza di educazione di alcuni individui. Un organo di controllo o provvedimenti di altra natura devono servire proprio a prevenire azioni umane dolose e a tutelare l'ambiente. Non spetta a noi proporre soluzioni a simili problemi. Noi evidenziamo solo i fatti oggettivi. Come abbiamo già evidenziato che all'interno di un parco protetto sia una circostanza "controversa", e più grave rispetto a quella precedente, la presenza di immondizia e discariche a cielo aperto nonostante finanziamenti concessi a tale scopo. Poi però quando si parla di realizzare un nuovo polo turistico sul versante nord ovest etneo ecco che la flotta ambientalista (fiorde di autorità del Parco, esimi professori e associazioni varie) scende in campo, mossa dal grande amore per il nostro vulcano, per affermare che <>. La morale della favola evidentemente è che il parco non si può toccare, ma si può sporcare...

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[Modificato da etnasci 11/10/2006 23.42]

 

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